Pierre Restany

L’arte di Maria Teresa Illuminato illustra la logica interna di una cristallizzazione progressiva della sua visione del mondo.

Scenografa di formazione, le sue prime esperienze nel mondo del teatro hanno sottolineato in lei la propensione semiotica della visione.

Nella situazione teatrale la forma plastica vale come simbolo e, se non si presenta come tale, non è né visibile né vista dallo spettatore.

Questa dimensione selettiva nell’impatto semantico rimane una delle motivazioni centrali del linguaggio di Maria Teresa Illuminato.

La seconda tappa della sua avventura consiste nella strutturazione di un elemento materico originale. Questo materiale inedito consiste in un riciclaggio della carta dei giornali, in una pasta flessibile capace di piegarsi a tutti gli interventi dell’artista a due o tre dimensioni. Questo materiale di riciclaggio si presenta come una sostanza neutrale e porosa che fa pensare, come giustamente dice Dorfles, alla lava dell’Etna, un’evocazione della terra nativa dell’artista. In un primo tempo Maria Teresa Illuminato ha utilizzato questo nuovo materiale in sé, nello spirito “organico” caro all’informale di un Fautrier o un Tapies. Dopo aver realizzato una serie di esercizi di stile, con effetti di contrasti di densità e di colore, di imbottire, Maria Teresa si sente pronta ad affrontare la regalità del mondo post-industriale, cioè della natura post-moderna. A questo punto interviene la sensibilità semantica ereditata dal teatro. Lo sguardo che l’artista si prepara a gettare sul mondo presente sarà uno sguardo concettuale.

Con i suoi mezzi materici personali, l’artista intende intervenire sul profilo semantico-sociale del mondo di oggi, sull’orizzonte più spettacolare delle nostre strutture sociali e status symbols. La sua scelta, da buona scenografa, è accuratissima. Il suo materiale cartaceo servirà ad evocare la morfologia illuminante della 500 Fiat, del jeans americano, della bottiglia di Coca-Cola e, ultimo arrivato nel pantheon degli oggetti temporali, l’orologio Swatch.

500 Fiat, jeans, Coca- Cola, orologio Swatch: questi quattro status-symbols illustrano la memoria collettiva del nostro presente sociale.

La 500 ha espresso la realtà di un mondo giovane e nuovo per l’Italia della ripresa economica post-bellica, ma rappresenta una cosa in più: la macchina di basso prezzo, di basso consumo, di modeste dimensioni: la macchina popolare per eccelenza. Il “maggiolino” tedesco corrisponde alla stessa analisi, con qualche sofisticazione tecnica in più. La 500 nella sua filosofia del progetto traduce bene, in un modo forse più latino, quella disponibilità dell’automobile alle zone le più basse e modeste del mercato. E certamente questo è un elemento rivoluzionario che crea il plus valore semantico della sua immagine formale. Non è a caso che Maria Teresa Illuminato l’abbia prima ingrandito nelle misure reali e poi ridotto alle dimensioni di un giocattolo. Una volta fermata la catena di produzione la 500 rimane un simbolo, un giocattolo del pensiero. L’artista ha dipinto questo giocattolo con tutti i colori dell’arcobaleno e questo diluvio cromatico contribuisce ad allargare la dimensione concettuale dell’oggetto di base, nel campo ludico come nel campo razionale. Questo giocattolo della memoria si inserisce così nel tempo presente come l’inizio di una rivoluzione industriale, l’automobile alla portata di tutti, non solo come la nostalgia di un momento sociale e culturale dell’Italia.

Il jeans è stato in un primo tempo il simbolo della diffusione mondiale della filosofia esistenziale pop. Come la pop-art o il pop-song  o la pop-music, il jeans era una parte del modo di vita Made in Usa. Negli anni ’60 la gioventù

del mondo intero da New York a Mosca da Londra a Pechino, Tokio e Sidney, voleva vivere, pensare, divertirsi, esprimersi all’americana e il jeans rappresentava la più spontanea, la più diretta del costume; un taglio semplice molto aderente al corpo, il segno della libertà. Tant’è vero che il successo del jeans non tramonta. Esso  rimane sempre il simbolo del modo più efficiente e comodo di vestirsi, al di là del periodo trionfalista della cultura pop americana. La bottiglia della Coca Cola ha anch’essa conquistato tutti i mercati del pianeta. Se deve entrare in competizione con un altro oggetto di maggiore valenza simbolica è con la versione super industriale di se stessa cioè: la lattina di Coca Cola. Questa diventa totalmente artificiale,  il prodotto di una ricetta industriale, più o meno segreta. E’ diventata il simbolo non solo dell’America trionfalista, ma anche  dello spirito di una modernità senza fine, di un’eterna gioventù sportiva e conviviale. Il simbolo degli anni ’90 è invece l’orologio Swatch diventato in tempo molto breve un oggetto di culto, l’elemento pregiato di un collezionismo specifico e il simbolo della semplicità, dell’efficienza e anche della poesia inventiva. Nato come un prodotto a basso prezzo e a forte resistenza fisica, suscettibile di opporsi in un modo efficace all’invasione degli orologi giapponesi, lo Swatch ha preso molto presto le sue distanze da questa area competitiva originale ed è diventata il simbolo dell’immaginazione attiva della condizione internazionale post-moderna. E non a caso che il famoso designer Alessandro Mendini sia diventato il direttore artistico della Swatch Company.

Questi quattro oggetti hanno in comune una mutazione semantica che li accomuna nella stessa dimensione di status-symbol. Sono diventati degli oggetti temporali o extratemporali, hanno superato lo scoglio della modernità e si sono naturalmente inseriti nella gerarchia dei valori simbolici della società post-industriale. La loro temporalità è anche un fattore di continuità nella loro storia interna: la vivono questa storia nel presente permanente della nostra vita collettiva.

Nell’epoca caotica in cui viviamo, nel totale fallimento delle ideologie e delle istituzioni, delle strutture politiche e geopolitiche del pianeta, questi quattro elementi  rappresentano come un’ oasi di sicurezza e di simbologia consolidata e questo elemento di continuità nella permanenza del nostro presente costituisce un elemento di altissimo rilievo culturale, mentale e sentimentale. Questo particolare di grande ottimismo nella crisi attuale, Maria Teresa Illuminato lo sottolinea e lo incarna in un materiale che offre, nella specificità della sua struttura, la stessa risonanza simbolica: la carta riciclata è l’elemento materico di permanenza nella nostra cultura.

Vedo negli status-symbol di Maria Teresa Illuminato la verità e l’autenticità di un grande gioco immaginativo, ma il gioco di un pensiero ludico assunto nel suo più alto livello. “La cultura si crea giocandosi” diceva Eugen Finck

Maria Teresa Illuminato ci invita a partecipare con tutta la forza della nostra coscienza percettiva al grande gioco della cultura e questo gioco di alta poesia si chiama oggi: l’ineffabile virtù della sopravvivenza umana.