Rolando Bellini

MTI     BIO     MOSTRE

La concezione del mondo dipende dal punto di vista di chi guarda. L’agire nel mondo dipende dal punto di vista che si ha su di esso. Maria Teresa Illuminato ha saputo guardare all’arte, al mondo, ai rifiuti da un punto di vista rivoluzionario. Emula in questo del magnifico Durrenmatt che ebbe l’ardire di scrivere, o meglio riscrivere, la mitica storia di Teseo e il Minotauro dal punto di vista di quest’ultimo, provocando così uno straordinario rovesciamento prospettico. Non più Teseo, il mitico e cinico eroe che ucciderà il mostro, ma il povero e derelitto bestione che cerca disperatamente compagnia, comprensione, finalmente amore e che si lascia uccidere non riconoscendo nell’eroe il suo giustiziere.

Quest’inconsapevolezza commovente del Minotauro era forse suggerita, assai malignamente, al grande scrittore da ciò che egli pensava e viveva o forse subiva con indicibile insofferenza, di quella mentalità meschina dei suoi concittadini che tanto spesso egli ha condannato e irriso. Ne è derivata una storia straordinaria e suggestiva, un’assoluta invenzione narrativa, che ci consente di penetrare nel labirinto in modo affatto inedito e di viverlo-vederlo con altri occhi.

Tuttavia mi pare che nessuno abbia ancora raccontato questo mito dal punto di vista del filo di Arianna ed è forse questa, invece, l’occasione. Di che cos’era fatto quel filo, di scarti ecologici? E chi era Arianna, Maria Teresa Illuminato? Nel seguire, passo passo, la raccolta dei “materiali”, la loro manipolazione e finalmente la loro trasposizione-trasfigurazione in altro da sé, qui puntualmente documentata, effettivamente parrebbe possibile trovarsi proprio al seguito di questo singolare filo d’Arianna. Quel filo che ci porterà, sani e salvi, fuori dal labirinto costituito, nella nostra storia, dalle discariche che stanno soffocando l’intero pianeta. L’emergenza rifiuti che va mobilitando tutte le possibili forze e ogni risorsa, trova in questa occasione del tutto particolare e anzi unica una risposta nuova, perché creativa.

Lo dico a Maria Teresa e lei ribatte proponendomi la lettura di due agili testi, l’uno di Gilbert Sinoué (A mio figlio all’alba del terzo millennio. Viaggio nella distruzione del mondo), l’altro di Guido Viale (Un mondo usa e getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della civiltà). Tenta insomma Illuminato di sfuggire al riconoscimento della propria personale unicità. Sennonché, questa sua creatività è tanto indiscussa quanto eclatante. Difatti chiunque vada ad esplorare la nuova galassia SAVEART, troverà che vi è qualcosa di diverso in essa, qualcosa di speciale e unico derivante dallo stesso operare di Maria Teresa. E così non potrà essere negata a questa sua proposta creativa e aggregativa, che fa riflettere, l’aura magica dell’arte. Fa dunque riflettere e provoca emozione e volontà di azione, questo movimento fondato da Maria Teresa Illuminato a cui finalmente partecipano, oggi, oltre cinquecento giovani operatori.

Il fatto è, mi dice Maria Teresa, che bisogna educare a un “fare” i nostri studenti, gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, sommando estetica a operatività, progettualità ad etica. Certo, questa è la sfida di tutti noi ed è il senso e il sapore del sapere che viene impartito all’interno del multianime laboratorio braidense.

Questo è anche ciò che può cancellare quel topos, non solo letterario ma anche esistenziale, del rifiuto come destino e destino di un intero universo mondo, per dirla con Vico.

Mi sovviene un’intera letteratura che va da Oscar Wilde a Marcel Proust o a Elias Canetti e parimenti mi sovviene l’ostinato e semplice e puro filare perpetrato, come fosse una preghiera, dal Mahatma Ghandi. Per quest’ultimo quel suo filare era parte integrante del riscatto di una umanità tutta intera ed era anche un gesto di libertà, di dignità e ricchezza, perché dunque non vedere anche in questa raccolta sistematica di “rifiuti”, nella loro trasformazione, nel loro reimpiego all’interno di un progetto creativo di ampio respiro, perché non vedere pari dignità?

L’uomo, sosteneva Kant, ha bisogno di sogni e desideri tanto quanto di concetti assiologici per alimentare le proprie fragili e tuttavia inflessibili certezze, che ne fanno l’abitatore più invasivo e pericoloso dell’interno pianeta. E nel contempo l’ospite più straordinario.

Ecco allora che questa operatività creativa che trasforma i “rifiuti” in “risorse”, i materiali di scarto in nuovi e pregevoli materiali da collezione, le forme consumate, sfinite, distrutte e svuotate di ogni loro possibile funzione in nuove abbaglianti e vitali forme, ecco allora che tutto questo può rinnovare e riscattare quest’umanità invasiva. Non è facile liberarsi dei rifiuti, eppure SAVEART, il movimento creato da Maria Teresa Illuminato, nei suoi particolarissimi termini, vi riesce assai bene. Riesce pure ad aprire nuovi orizzonti e nuove opportunità di riscatto per l’intera galassia delle discariche che ci circondano. Illuminato, resasi conto che non può più sottrarsi, sembra accettare la sfida che vado proponendole e inizia a raccontarsi. A suo modo, naturalmente Idealmente Maria Teresa è ora seduta sulla sua opera-sedia e inizia a raccontare.